02 Dec 2021

Partecipazione e cooperazione alla base della rigenerazione delle aree rurali* | Gianluca Brunori

(*) Intervento al convegno finale SUS-TER

Written by Gianluca Brunori

In un mondo globalizzato la qualità della vita e lo sviluppo di un territorio dipendono dal livello di coordinamento tra i soggetti locali, ovvero dalla capacità, come si dice, di ‘fare sistema’.

Il coordinamento, infatti, consente ai soggetti di un territorio di agire in modo strategico, concentrando le risorse su obiettivi comuni e migliorando l’efficacia dell’azione.

In questo modo un territorio può avere più peso sulle filiere globali e sulla politica, migliorando la capacità di attrarre e trattenere risorse dall’esterno – ad esempio quelle portate dai nuovi residenti, dai turisti, dai capitali, dai fondi pubblici.

Attraverso il coordinamento si può difendere le risorse naturali e i prodotti della cultura locale, evitando di svenderle o sfruttarle fino a degradarle o esaurirle.

Il fare sistema consente anche una più pronta risposta alle avversità, come le vicende del COVID-19 ci hanno insegnato, e migliora la capacità di previsione e di lettura dei problemi emergenti.

L’esperienza mostra come territori in cui i diversi soggetti sono ben coordinati tra loro hanno migliori condizioni di occupazione, di reddito, di qualità della vita. Senza questo presupposto, molte delle iniziative di sviluppo sono destinate a fallire o ad avere un impatto temporaneo.

Le condizioni per la cooperazione

Ma come creare queste condizioni? Da una parte soluzioni dall’alto, attraverso l’imposizione, sono destinate a non funzionare: sono troppe le variabili da considerare, e il rischio di semplificare problemi complessi è alto.

Dunque, la strada migliore è quella che parte dal basso, dalla mobilitazione delle esperienze individuali e collettive, facendo leva su conoscenze, valori, interessi comuni, sulla messa in comune di esperienze già avviate, incoraggiandone la crescita e affrontando gli ostacoli che la limitano.

La leva fondamentale di questo percorso è la partecipazione. Partecipare vuol dire contribuire all’identificazione dei problemi, alla definizione delle priorità, alle decisioni, alla loro realizzazione.

La partecipazione consente la creazione di una consapevolezza collettiva dei problemi e l’identificazione degli ostacoli al cambiamento. La partecipazione porta ad evidenziare i motivi dei conflitti e li attenua, incoraggiando la ricerca di soluzioni condivise.

Attraverso la partecipazione è possibile generare una pressione positiva sulle amministrazioni pubbliche, che sono chiamate a rispondere delle proprie scelte e delle proprie azioni,  oppure si possono avviare iniziative co-produzione di beni e servizi – ad esempio quando il volontariato viene coinvolto dalle amministrazioni pubbliche nella gestione del territorio, dei servizi sociali, delle iniziative culturali.  Si possono anche generare occasioni di impresa, laddove il mercato da solo non è stato in grado di intervenire. La partecipazione serve anche alle imprese, perché può consentire di sviluppare una visione coerente con i valori del territorio e può far emergere nuove opportunità, aumentando la motivazione a collaborare.

Investire in partecipazione

Un territorio che investe in partecipazione contribuisce ad un diverso modello di economia. Così come ci sono tanti modi di fare impresa, ci sono tanti modi di competere: la cooperazione non è il nemico della competizione, è l’altra faccia della stessa medaglia. La combinazione tra cooperazione e competizione consente di allargare il significato di imprenditorialità, in quanto coglie le possibilità offerte da un mondo di relazioni.

Insomma, per le comunità rurali la partecipazione apre spazi di intervento che vanno molto al di là dei vincoli posti dalla ordinaria amministrazione, rendendo concreta la possibilità di pensare perseguire uno sviluppo sostenibile ed equo adatto alle caratteristiche e ai bisogni del territorio.

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